I vini pregiati del Piemonte, dalle uve Nebbiolo ai rossi Barolo e Barbaresco

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Tra DOC e DOCG il Piemonte vanta una piramide enologica della qualità che non ha eguali. Migliori rappresentanti di questa produzione pregiata sono il Nebbiolo, il Barolo e il Barbaresco

I vini pregiati del Piemonte, dalle uve Nebbiolo ai rossi Barolo e Barbaresco

Definirli famosi sarebbe superfluo, annoverarli tra i migliori al mondo susciterebbe le invidie di altre meritevoli regioni, fatto sta che i vini piemontesi vantano una produzione che obbedisce solo alla voce dell’eccellenza.  Oltre 50 etichette tra DOC e DOCG nascono nella culla tra le Alpi occidentali, l’Appennino e la Pianura Padana: il Piemonte ha rinunciato alla IGT per garantire ai consumatori un pregio riconoscibile attraverso le massime espressioni della qualità.

Per i vini del Piemonte “pregiato” non è solo un appellativo da etichetta. Il pregio riecheggia nell’aria, in quella che spira sui sali e scendi tra Svizzera e Liguria, diventa più forte tra le mani dei viticoltori e incalza tra i filari delle ricche vigne. Del resto il pregio è nella storia dell’enologia piemontese che, negli anni e con duro lavoro, ha conquistato il cuore di appassionati internazionali. All’estero parlano di vini pregiati piemontesi,  di vitigni classici ma anche di varietà di nicchia, parlano di una piramide della qualità costruita su un grande numero di DOC e un vertice di soli DOCG.

La DOC negli ultimi anni ha visto grandi novità. Al primo posto l’allargamento dell’area di produzione all’intera regione, l’introduzione di nuove tipologie basate su vitigni autoctoni e poi la qualificazione dei nuovi vigneti di montagna, ovvero tutti quelli al di sopra dei 500 metri di altitudine o, in alternativa, con pendenza superiore al 30% o, infine, terrazzati.

Il Nebbiolo, la regina delle uve nere

Tra i vini piemontesi DOC il Nebbiolo ha un posto di riguardo: quello d’Alba è un rosso in purezza che esprime solo toni importanti, quelli del suo vitigno.

Ma il Nebbiolo è soprattutto il più antico vitigno autoctono del Piemonte. I caratteri nobili conferiscono alla sua uva il nomignolo di “regina delle uve nere” che, come tale, riceve cure laboriose affinché la resa sia sempre eccellente. È il risultato della saggia scelta del Piemonte che non lascia spazio ad alternative: dal Nebbiolo nascono vini forti e potenti, i grandi vini rossi piemontesi, orgoglio dell’enologia italiana nel mondo. È fiero il Piemonte del vino, soprattutto della sua punta di diamante, i DOCG.

La DOCG è riservata a vini che hanno già denominazione DOC da almeno 10 anni, di particolare pregio rispetto ad altri. È la denominazione dei più esclusivi, il rispetto del disciplinare è tassativo e il Piemonte è attento anche alle virgole. È così che da un vitigno come il Nebbiolo nascono due fuoriclasse tra i rossi, Barolo e Barbaresco.

Barolo, vino per palati sopraffini

In un’area di 11 comuni il Nebbiolo ha un finale di grande effetto: il percorso del vitigno più antico del Piemonte termina con la produzione del re dei vini, il Barolo.

Il Barolo è DOC dal 1966, passa successivamente alla DOCG. La sua scalata al successo inizia nel lontano 1600: tra periodi di gloria e altri di oscurità, il Barolo diviene il vino delle grandi occasioni, il rosso dalle molteplici sfumature e profumi che, per definirsi tale, deve invecchiare almeno 38 mesi.

Tra le note e i sentori del Barolo si palesano gli inconfondibili aromi della regina delle uve nere che nelle Langhe è orgoglio e vanto per i suoi produttori. Del resto il Nebbiolo affida il compito di parlare di sé solo ai migliori; due esempi nel Barolo della Tenuta Carretta e di Diego Conterno.

 

Barolo Cannubi su My Wine Store

 

Cannubi è il cru del Barolo. Un vino rosso piemontese complesso, intenso, proveniente dalla miglior collocazione nelle Langhe sia per esposizione sia per microclima del territorio. A produrlo è la Tenuta Carretta. Caratterizzato da colore rosso rubino tendente al porpora, il Barolo Cannubi ha sentori di fiori e frutti di bosco, gusto tipico, equilibrato e armonico. Caldo e pieno, si distingue ovviamente per nobilità dei tannini e inconfondibile eleganza.

Barolo Diego Conterno su My Wine Store

 

Il Barolo di Diego Conterno è un rosso da invecchiamento, con fermentazione e macerazione fino a 25 giorni, e maturazione, in botti di legno, fino a 30 mesi. Di gran carattere, questo Barolo ha sentori olfattivi unici, che vanno dalla frutta rossa fino alla liquirizia, spezie, vaniglia e caffè. Avvolgente e caldo, si abbina perfettamente a piatti di carne elaborati. L’azienda Diego Conterno è nel centro medievale di Monforte d’Alba.

Barbaresco, in Piemonte non c’è limite al meglio

Il Nebbiolo è artefice di un’altra pregiata eccellenza piemontese, il Barbaresco. La sua storia ha inizio con quella del Barolo e va avanti, negli anni, di pari passo.

Il Barbaresco diventa DOCG nel 1980. Obbligatoria anche per lui la tappa invecchiamento: due anni di cui almeno nove mesi in botti di rovere. Il Barbaresco è la massima espressione dell’eleganza enologica. La sua zona di produzione, vicina a quella del Barolo, gli fa dono di questa esclusiva caratteristica. Più possente invece il Barolo. Espressione dello stesso vitigno, infatti, Barbaresco e Barolo si assomigliano ma la diversa composizione dei suoli in cui il Nebbiolo cresce, conferisce loro un carattere distinto e unico.

Tra i Barbaresco, come non citare Gaja, punto di riferimento per la produzione di questo vino. È addirittura dal 1859 che l’azienda lavora alla ricerca della perfezione, nell’omonimo territorio di Barbaresco, con etichette pregiate divenute celebri in tutti il mondo.

 

Barbaresco Gaja su My Wine Store

 

Inconfondibile già nella presentazione della bottiglia: il Barbaresco Gaja è simbolo della qualità italiana a livello internazionale. Essenza del territorio piemontese, figura tra i rossi migliori, grazie a una personalità singolare e l’altissimo profilo organolettico. Elegante, e dal gusto aromatico e persistente, il Barbaresco Gaja è intenso nell’aspetto e nel gusto: un vigoroso rosso granato che sprigiona piacevoli sentori di frutta a bacca scura, note floreali di viola e retrogusti di erbe aromatiche, pepe bianco, tabacco e anice.

Adatto a piatti ben strutturati e non quotidiani, è ideale per una degustazione inebriante per occasioni speciali.

Barbaresco e Barolo sono i migliori esempi di una produzione che eccelle e che, all’estero, si fa portavoce della qualità e della cultura del vino, tutte italiane. E il mondo risponde sempre con particolare piacere ai grandi vini, ai vini pregiati del Piemonte.

Barbera d’Alba, il piacere della versatilità

Si produce in provincia di Cuneo, sulle colline di Alba, dove il vitigno, omonimo, si estende su un terreno asciutto e ricco di sali minerali. Il Barbera d’Alba non teme lo scorrere del tempo: negli anni le sue caratteristiche organolettiche mutano, ma solo per migliorarlo. Anche da giovane non è affatto male. Il rosso rubino intenso diventa granato dopo l’invecchiamento; il sapore asciutto e leggermente tannico lascia spazio a pienezza e armonia; l’odore è delicato, ricorda fiori e frutti di bosco. La tradizione culinaria italiana lo ha catturato: il Barbera d’Alba si abbina a molti piatti della nostra gastronomia.

 

Barbera d'Alba Sordo su My Wine Store

 

Tra i produttori del Piemonte, l’azienda Sordo lavora anche sul Barbera. A conduzione familiare, coltiva la vigna e produce da oltre 3 generazioni nelle Langhe, dove oggi in una superficie totale di 53 ettari di terreni si occupa di realizzare le espressioni migliori dei rossi piemontesi.

Il Barbera d’Alba Sordo è un vino dal sapore caldo, pieno, complesso, asciutto ed armonico.

Ha colore rosso rubino con riflessi granata più evidenti col passare degli anni, profumi delicati, vinosi, intensi, ampi e persistenti; nel complesso esprime una bellissima armonia.

È un vino senza fronzoli, diretto e piacevole, da abbinare alle portate della cucina di terra, anche stuzzichini e antipasti.

Dolcetto d’Alba, ogni giorno è buono

Gusto tipico e vellutato per il Dolcetto, che è un perfetto “vino quotidiano”, da abbinare ad antipasti, formaggi e primi piatti della cucina italiana o internazionale. I riflessi violacei sfumano il suo rosso rubino; frutta e fiori inebriano il naso; la mandorla si insidia nel finale del gusto vellutato. È un vino piacevole e di pronta beva.

I vini bianchi piemontesi

I vini bianchi piemontesi su My Wine Store

In Piemonte c’è spazio per tutti: anche i bianchi trovano il loro posto, grazie all’impegno e alla voglia di innovazione delle piccole aziende enologiche locali. Piccole solo nelle dimensioni, per ora, ma grandi nell’animo (per saperne di più sui bianchi del Piemonte, leggi Vino bianco piemontese, Langhe e Roero al sapore di mare).

Intanto, ecco alcuni dei bianchi del Piemonte.

Timorasso

È un vino corposo e di buona struttura che, al pari dei rossi, ha una lunga storia alle spalle. Secoli fa in Piemonte coltivavano già il vitigno, ma con risultati poco soddisfacenti: solo in anni recenti i produttori hanno intrapreso una strada nuova, con obiettivi ambiziosi. Da giovane il Timorasso è giallo paglierino e ha profumi complessi di acacia e biancospino, frutta e note di miele e minerali; invecchiando il suo colore vira sul dorato, il miele e i minerali diventano più forti e percettibili. Il suo sapore è morbido e asciutto, la sua acidità è decisa e gli garantisce freschezza anche dopo anni. Ottimo a tavola con primi piatti, carni bianche anche aromatizzate, pesce e formaggi caprini.

Cortese di Gavi

La zona di Alessandria fa da sfondo a uve spesso vendemmiate precocemente. Ne deriva un vino di colore e struttura leggera, di ottima qualità, nonostante sia giovane. Con uve più mature il Cortese diventa più fine, si arricchisce di sentori minerali di estrema eleganza; il suo carattere è più complesso, ma il gusto sempre fresco e aggraziato. La qualità di questo vino è legata molto alle tecniche di coltivazione del vitigno, sostenibili e attente a usi e tradizioni locali, come del resto avviene in tutta la regione. Il Cortese trova massima ispirazione a tavola con piatti a base di pesce e crostacei.

Moscato

Dulcis in fundo il Moscato è fresco, elegante, dolce, il suo equilibrio perfetto tra zuccheri e acidità lo rende piacevole, semplice da bere: abbinato al dessert è la degna conclusione di un pasto. Gradito anche come rinfrescante bevanda estiva. Il suo vitigno è conosciuto dai tempi dei romani; più volte nella storia si è provato a impiantarlo lungo la penisola, ma il Moscato è piemontese, radicato in questa terra.

Curiosità sui vini piemontesi, una discesa negli infernot

Gli infernot dei vini piemontesi su My Wine Store

Riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, il paesaggio piemontese che caratterizza la zona delle Langhe, del Roero e del Monferrato rappresenta un’eccezionale testimonianza dell’interazione dell'uomo con il suo ambiente naturale in funzione della tradizione vitivinicola.

Molti vini piemontesi necessitano, infatti, di ambienti appropriati che offrano caratteristiche in termini di temperatura, umidità e areazione tali da garantire una corretta conservazione per periodi che vanno oltre l’anno.

Sulle colline piemontesi coltivate a vite è possibile addentrarsi in ambienti scavati nella roccia che prendono il nome di infernot, probabilmente per le caratteristiche di "prigione angusta".

Queste vecchie cantine profonde diversi metri, frutto della maestria e dell’abilità dei contadini della zona, furono ricavate scavando la "pietra da cantone" presente sotto le abitazioni, una roccia di origine arenaria simile al tufo e, dunque, di facile lavorazione.

Condizioni ideali per la conservazione dei vini piemontesi

La mancanza di luce e aerazione e il livello costante di temperatura e umidità conferiscono delle caratteristiche uniche a questi ambienti che ancora oggi sono il luogo privilegiato per la conservazione dei vini piemontesi.

Le famiglie monferrine usavano i locali sotterranei non solo per riporvi il vino in bottiglia, ma anche cibi come verdure e carne che, grazie alle basse temperature, si mantenevano freschi a lungo.

Molti infernot sono dei veri e propri capolavori architettonici: colonne e capitelli scolpiti, tavoli interi ricavati da grandi blocchi e ripiani scavati nella roccia.
Sugli scaffali scolpiti a mano era d’uso comune riporre le bottiglie di vino che avevano un particolare valore affettivo. Questi stessi scaffali, ancora oggi, espongono collezioni di vini piemontesi passate di famiglia in famiglia che raccontano storie lunghe decenni e che hanno un valore inestimabile per proprietari, collezionisti e appassionati.


Frutto della sintesi perfetta del patrimonio materiale e immateriale della regione, gli infernot sono oggi la testimonianza più evidente della lunga tradizione vitivinicola del Piemonte. Tesori nascosti che testimoniano un antico sapere popolare e custodiscono la memoria della cultura e del fare contadino.

Oggi è possibile degustare pietanze tipiche regionali accompagnate da vini pregiati conservati negli infernot di rinomati ristoranti della zona, o ammirare rare bottiglie di Barbera, Grignolino e Malvasia accuratamente custodite da gentili proprietari che mostrano a curiosi e appassionati la loro collezione di rinomati vini piemontesi.

 

Rossi o bianchi, i vini piemontesi portano in alto il nome di un territorio generoso. Provarne i sapori, odorarne i profumi e guardarne le sfumature è un po’ come girovagare tra le meraviglie dei paesaggi del Piemonte. Vuoi perderti tra le sue grazie? Per farlo, ti proponiamo alcuni dei vini più buoni; poi, facci sapere se il viaggio ha superato le aspettative: guarda tutti i nostri vini piemontesi!

Nebbiolo, Barolo, Barbaresco, alcuni dei vini piemontesi

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